Call It Sleep

Posted: Gennaio 9th, 2021 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Call It Sleep

Trascrizione di un film situazionista

di Isaac Cronin e Terrel Seltzer (Maggio, 1982)

“Call it Sleep” è una valutazione globale e strategica delle forze sociali che compongono la Società dello Spettacolo. È concepita ed eseguita dal punto di vista secondo cui, se gli individui devono ottenere il controllo su come spendere la propria vita, il mondo del potere gerarchizzato deve essere distrutto.

Call it Sleep è composto da 4 parti:

1) Lo Spettacolo
2) Il Bolscevismo
3) L’inquadrato
4) La Nuova Rivolta

Insieme questi fattori danno forma al conflitto sociale che fagocita il pianeta nel crepuscolo del regno del potere.

“Lo Spettacolo”

La vita nel mondo moderno è la vita nella società dello spettacolo. Nelle sue forme primarie, lo Stato e la Merce, domina ovunque i cittadini del mondo. Lo spettacolo è onnipresente. La sua forza proviene dalla sua esistenza in ogni dove e per tutto il tempo.

Esiste come totalità o non esiste affatto. Lo spettacolo non è un concetto filosofico. E’ una realtà pratica, la pratica della merce. Lo spettacolo contiene il catalogo completo della dominazione umana; Crea nuove forme di sfruttamento da aggiungere al suo arsenale, includendone anche le più brutali delle precedenti.

Lo spettacolo esiste indipendentemente da chi governa o in che nazione ci si trovi. Eppure non smette mai di servire gli interessi del potere. Perché al potere non importa come si governi a patto che si continui a governare. Lo spettacolo governa con le idee come anche con gli eserciti. Crea spettatori che non sono più passivi o ignoranti nel senso classico, ma piuttosto sono sopraffatti e dominati dalle proprie false idee a proposito della loro vita. Gli spettatori hanno creato un mondo a partire da false nozioni tramite le loro stesse attività. Attraverso lo sforzo degli spettatori, l’ideologia viene materializzata.

Lo Spettatore è forzato a vivere in un continuo stato schizoide. Ad un certo punto è incoraggiato ad essere il padrone di un reame privato, che arreda con occupazioni, merci e ideologie personalmente selezionati. Nello spettacolo, questa è nota come vita quotidiana. Nel momento successivo, viene spinto all’interno nel ruolo di testimone passivo di una serie infinita di incidenti globali. Nello spettacolo questo fatto è noto come “essere parte della storia”. La speranza dello spettacolo e dei suoi sovrani è che lo spettatore continui a vedere la sua vita quotidiana come un rifugio per compensare la sua inabilità nel poter scrivere la storia. Più la storia diventa autonoma, più ricche saranno le ricompense offerte allo spettatore obbediente.

Lo spettacolo è democratico. Produce ricchezza, la ricchezza delle merci, disponibile ai borghesi come ai lavoratori. Tutti respirano la stessa aria, la stessa carta di credito, guidano le stesse macchine, prendono le stesse droghe, guardano gli stessi film, leggono gli stessi pop thinkers, si innamorano delle stesse facce. Ovunque e dappertutto si è incoraggiati ad avere la stessa sete per la qualità, la stessa passione per la novità e l’innovazione. In questo modo, tutto il mondo è gradualmente portato ad essere allo stesso punto. Ai cittadini del mondo viene presentato un sogno di felicità, che non esiste e mai potrà esistere, fino a che la Società dello spettacolo continuerà ad esistere.

Nello spettacolo, non esiste qualcosa come il lavoro improduttivo. Tutto il lavoro è produttivo, perché fino a quando le persone continuano a farlo, producono lo spettacolo e non possono produrre nient’altro. La Società dello spettacolo finge di sognare un mondo senza lavoro. Perché finché ci saranno lavoratori, ci sarà possibilità di rivoluzione. Per posticipare il disastro, lo spettacolo si è camuffato come società dei consumi.

La società dello spettacolo realizza una comunicazione astratta, la merce parla, gli esseri umani ascoltano. Ma lo spettacolo non è semplicemente composto da una serie di immagini. La natura illusoria dello spettacolo è che vive nelle carni delle donne e degli uomini, adottando tutte le apparenze di una comunicazione umana.

Lo spettacolo è la grande totalità, e dice: ‘quello che è buono esiste, quello che esiste è buono’.

Anche se lo spettacolo manifesta sempre di più le basi tossiche della sua stessa esistenza, continua a creare nuove condizioni, che insultano e assaltano ulteriormente lo spettatore. Lo spettacolo è costretto a scusarsi dello spiacevole stato delle cose, che attribuisce solamente ad alcuni fattori marginali. Per esempio, criminali, catastrofi ambientali imprevedibili, l’ufficiale occasionalmente incompetente, dittatori lunatici assortiti, e non a caso, lo spettacolo impara a sfruttare la sua stessa decomposizione.

Lo spettacolo terrorizza l’intera popolazione con immagini di cataclismi imminenti che, sostiene, possono essere evitati solo con una maggiore adesione al potere. In tutto questo, l’approvazione dello spettatore è essenziale. Oggi, lo troviamo impegnato ad abituarsi agli orrori che trova intorno a sé. Come gli schiavi hanno sempre fatto, lo Spettatore trova motivi per razionalizzare le sue punizioni. Trova merce che lo allontana dalla sua stessa miseria, anche se lo avvelena, modi di pensare che giustificano l’autoritarismo, anche se lo stupiscono, occupazioni che glorificano il sacrificio, anche se mutilano la sua mente e il suo corpo. Più lo spettatore acconsente, più potere abusivo si abbatte su di lui. Nuovi orrori vengono creati, come la bomba a neutroni, che distrugge solo spettatori selezionati – non lo spettacolo. Si procede verso il definitivo, però irrealizzabile, sogno di potere: un mondo dove il capitale si riproduce da solo senza il bisogno del lavoro alienato. Forse gli spettatori dovrebbero essere grati della seguente banalità del potere a cui deve l’esistenza. Il padrone deve avere i suoi servi per essere un padrone. Altrimenti potrebbe semplicemente distruggerli tutti.

Lo spettacolo è l’erede diretto della filosofia. Cerca di razionalizzare tutta la vita, per renderla controllabile dal potere. Nella sua lotta, la burocrazia è il pragmatico braccio dell’organizzazione e la scienza, il suo fronte intellettuale. L’unificazione di questi due aspetti è compiuta nell’ultima nuovissima scienza, la scienza dell’informazione di controllo allo stato puro.

Ognuno è chiamato a modellare la propria vita su degli schemi di organizzazione e consumo, impiegati dal potere. A casa loro, tutti sono chiamati a giocare il loro ruolo di burocrati e scienziati, e vedere la propria vita come una serie di processi e procedure, che esiste indipendentemente dal buon senso di uomini e donne. In questa maniera, tutti arrivano all’idea di far coincidere il proprio futuro con il futuro del potere.

Lo Spettacolo esiste in due forme, due metodi di dominazione. C’è lo spettacolo diffuso per le nazioni più moderne e lo spettacolo concentrato per le regioni più arretrate. Questi due approcci sono frequentemente in conflitto a livello politico. E questi conflitti sono reali, nel senso che riflettono le profonde contraddizioni della società. Ma ad un livello più alto, queste due branche dello spettacolo sono perfettamente compatibili. Ad ognuna viene assegnato il proprio compito nell’organizzazione globale del potere gerarchico. Lo spettacolo diffuso dei paesi moderni è la modalità di sviluppo favorita. E’ il modello della discesa dell’abbondanza gestibile e quindi del tempo libero. Lo spettacolo concentrato è una mostra di utilità, dove l’ideologia ha completamente trasformato le relazioni sociali nell’immagine del potere. Qui il principale prodotto sociale, un ovvio principio organizzativo della vita quotidiana, è il mantenimento dello stato. Lo spettacolo non può immaginare un mondo che non sia spettacolare, pensa a se stesso come esistente adesso e per sempre. Eppure, la sua mortalità viene continuamente ricordata da minacce sociali reali e immaginarie. Lo spettacolo traduce tali sfide, attraverso il suo potere, in sfide per tutta la specie. Lo spettacolo presenta la sua fine come la fine del mondo; guerra nucleare, catastrofe ecologica e sconvolgimenti galattici sono tutti evocati con frequenza maggiore. Specialmente adesso, che una minaccia di trasformazione sociale radicale creata da un’opposizione intelligente, la rende una possibilità concreta.

“Il Bolscevismo”

Il Bolscevismo è la nozione dominante di cosa significhi ribellarsi contro l’autorità. Ogni nozione rivoluzionaria ereditata dal Bolscevismo è falsa.

Non ci sono stati rivoluzionari.
L’alienazione non è quantificabile.
La collettività non è superiore all’individuo.
Il terrorismo è contro-rivoluzionario.
La rivoluzione non è la creazione di un’avanguardia.

Il padre fondatore del cinema moderno fu un Bolscevico. Lo stile e il linguaggio del cinema moderno furono inventati da un uomo che fu devoto lui stesso alla celebrazione del Bolscevismo. E’ al livello delle apparenze che il Bolscevismo ha ottenuto il suo grande successo, perché fondamentalmente, la rivoluzione del Bolscevismo è immagine, come un mito, come uno spettacolo creato da pochi per essere osservato dalle masse. Il Bolscevismo non è cominciato con i Bolscevichi, i rivoluzionari l’hanno creato quando hanno concluso che la classe operaia non poteva distruggere il capitalismo da sola, senza leader e senza centri concentrati di coscienza di classe. La Prima Internazionale fu il primo partito della coscienza e il suo programma, modello per tutti i programmi bolscevichi a venire. Marx mise avanti idee apertamente riformiste, perché credeva che avrebbero portato le masse al suo partito, dove avrebbero poi eventualmente imparato tutta la verità. Il Bolscevismo di oggi è la conseguenza logica di questa visione mediata della rivoluzione. La coscienza politica non è più un mezzo per un fine, diventa un fine per se stessa. Non c’è alcuna differenza tra il Bolscevismo e tutte le altre marche di opposizione spettacolare. Si può solo simpatizzare con individui motivati da un sincero desiderio di riforma che si uniscono a gruppi ecologici, organizzazioni di consumatori, e partiti politici alternativi. In ognuno di questi gruppi, questi individui sono diretti da una leadership saldamente radicata attraverso un labirinto di compromessi politicamente motivati per un fine tristemente prevedibile. La posticipazione indefinita di una trasformazione sociale, l’arricchimento delle carriere di una stretta cerchia di burocrati e la disillusione permanente di alcuni individui intelligenti.

Come strategia rivoluzionaria, il Bolscevismo è un fallimento. I segni sono ovunque. Gli Stati democratici dei lavoratori sono una farsa. Non c’è nessuna democrazia. Ci sono solo lavoratori nello Stato. La guerra aperta tra le nazioni con capitalismo di Stato ha distrutto il mito di una singola ideologia corretta. Eppure l’influenza del Bolscevismo non è mai stata così profonda.

Con l’insorgere delle crisi sociali che rendono il liberalismo e tutte le tradizionali ideologie borghesi irrilevanti, i pensatori liberali virano verso il Bolscevismo, appropriandosi degli elementi più moderati del suo programma. Gradualmente, il Bolscevismo e il liberalismo si fondono. Questo umanesimo di sinistra è diventato l’ideologia di un intero strato sociale, emerso dallo spettacolo della rivolta; questo è l’inquadrato. L’inquadrato è il riformista della vita quotidiana. Prende i comportamenti e i valori apparentemente anti-sociali del Bolscevismo, ma senza la postura da militante. Come il Bolscevico, l’inquadrato è paranoico verso l’autorità, è anti-imperialista, e facilmente indignato. Ma a differenza del militante che sarebbe disposto a sacrificarsi per il partito, l’inquadrato fa tutto tenendo d’occhio la preservazione della sua posizione sociale.

Negli stati moderni, la corrente onda di terrorismo è primariamente la conseguenza del proletariato che si rifiuta di essere organizzato dai Bolscevichi. Ignorati o rigettati nelle fabbriche e nelle strade, i Bolscevichi hanno optato per la propaganda-del-fatto, in un ultimo disperato tentativo di attrarre attenzione alla propria causa. Nel cuore dello spettacolo moderno, la banda Baader-Meinhof confonde la sua stessa disperazione per la disperazione del proletariato, provando a creare le condizioni per la rivoluzione da sola attaccando coraggiosamente lo Stato. Lo Stato raccoglie la sfida. Lo Stato offre alle persone di scegliere una bella e ordinata democrazia borghese o il caos. Date le due miserabili possibilità, i tedeschi scelgono di non fare nulla. Ovvero, scelgono lo Stato.

Dalla loro parte i Baader-Meinhof erano destinati a perdere su due fronti. Una volta iniziata una battaglia di sempre maggiore forza militare, lo Stato era l’inevitabile vincitore. Né potevano sperare di ispirare il proletariato, perché stavano tentando di combattere l’alienazione con mezzi alienanti. Il terrorismo, non importa chi lo intraprende, sarà sempre contro-rivoluzionario. Esso dipende da una gerarchia segreta, che riproduce la classica organizzazione militare con una stretta divisione del lavoro, codici comportamentali bizzarri e l’uso dell’intimidazione.
Non c’è niente di segreto nella rivoluzione.
Uno dei maggiori punti di forza di un autentico movimento radicale è che ogni cosa che dice e fa, può essere detta e fatta da chiunque, perché i suoi obiettivi e i suoi metodi sono veramente democratici.

Molte persone potrebbero trovare la critica al Bolscevismo noiosa. Sfortunatamente, anche nemici poco interessanti possono essere ancora potenti.

Quando le tradizionali forme di organizzazione sociali obbligatorie come la famiglia, la compagnia e lo stato perdono potere sull’individuo, forme di controllo volontarie più moderne appaiono. Oggi in Occidente, versioni aggiornate del Partito Bolscevico, come “il collettivo”, “il gruppo d’affinità” e la comune diffondono tutti i principi base del Bolscevismo, con l’apparenza di fare a meno della rigidità e della sterilità dei gruppi politici tradizionali. L’individuo impara così come arrendersi alla glorificazione di un’astrazione. Impara come riconciliarsi in una mediocrità prodotta collettivamente. E la cosa più importante è che impara che questa società gli permette e addirittura incoraggia i suoi tentativi di ricostruire una vita sociale, fino a quando nulla di fondamentale nel mantenimento dello spettacolo viene alterato.

Una critica al Bolscevismo è politica solamente come critica della politica, di un potere separato, della rappresentazione. La via per sconfiggere la politica non è ignorarla, ma sopprimerla. Anche se non rappresenta più una strategia accettabile, il Bolscevismo rimarrà formidabile, finché manterrà il monopolio dell’interpretazione della rivoluzione.

La Teoria Rivoluzionaria è nemica di tutte le ideologie rivoluzionarie e lo sa.

“L’inquadrato”

Se qualcuno provasse a riassumere quello che le società moderne pensavano di loro stesse durante l’ultimo decennio, potrebbe dire: Che le forze sociali che sembravano polarizzate in modo evidente qualche anno prima, si sono sviluppate in modo così complesso che non è più facile riconoscere ed etichettare gli individui in base al loro rapporto con il potere. E questo sviluppo ha creato un senso di confusione e di inquietudine nella società nel suo complesso.

Qui l’ideologia si ferma e ha inizio la storia.

Lo strato intermediario nella tradizionale struttura delle classi era il piccolo borghese che, rappresentando un sistema sociale primitivo basato sull’autonomia locale, auspicava alla semplicità di un periodo precedente, ma alla fine rimaneva schierato con il potere. La figura di transizione nell’universo dello spettacolo post-bellico è l’inquadrato. L’inquadrato è la risposta alla domanda “Dove sono finiti tutti i radicali?”. L’inquadrato è l’istituzionalizzazione delle due nature contraddittorie dello spettacolo, che allo stesso tempo canta delle sue stesse lodi e annusa il suo stesso fetore. L’inquadrato non è la classe manageriale, né un colletto bianco, né un professionista alla moda. L’inquadrato è chiunque desideri impersonare il suo ruolo in cambio delle miserabili ricompense conferitegli dalla modernità. L’inquadrato è il centro della favolosa rivoluzione del dopo guerra nel mondo delle merci. E’ per lui che vengono create le ultime innovazioni culturali. Vive nella nuova architettura, va al cinema moderno, insegue il sogno corrente di una sessualità libera. E’ la persona che scrive pseudo-critiche e elogi funebri alla società delle merci e ci crede. Trova questo mondo invivibile e riesce ancora a prosperarci. L’inquadrato deve apparire all’avanguardia della sua epopea, deve essere a favore di qualsiasi cosa che sia progressista, qualsiasi cosa radicale, qualsiasi cosa che dichiari di essere nuova, innovativa e alla moda. E’ il consumatore moderno che odia ciò che deve consumare perché conosce tutte le sue inadeguatezze eppure si ostina a cercare la merce perfetta, quella che non ha imperfezioni. Crede che il suo modo educato di rifiutare la merce inadeguata lo piazzi al di sopra del consumatore obbediente, che crede ciò che gli viene detto. L’inquadrato vuole simultaneamente godere della sicurezza della sottomissione e il brivido del rifiuto.

Un inquadrato torturato – un inquadrato confuso

L’obiettivo dello spettacolo è di rendere ogni individuo suo complice per tutta la sua vita e per ogni sua aspirazione. Lo spettacolo è fatto per essere vissuto dai suoi spettatori. L’inquadrato è ben adeguato alla fantastica visione di un mondo dove non c’è nessuna interferenza visibile nella vita degli individui. L’inquadrato vede se stesso come un individuo esemplare che può vivere senza polizia, perché è egli stesso la polizia. Non si stanca mai di ribadire il fatto che trova il mondo barbarico. L’inquadrato crede nella riforma, riforma pezzo per pezzo di ogni aspetto della sua vita quotidiana. E’ a capo del movimento che rimodella lo spettacolo. Riforma la sua coscienza con droghe e terapie. Riforma i luoghi di lavoro partecipando nel processo decisionale delle grandi imprese creando collettivi e cooperative, creando sindacati alternativi. Riforma il consumo stanando la merce cattiva, i processi sgradevoli, le regolamentazioni poco sicure. L’inquadrato crede nella riforma più di ogni altra cosa, perché con tutte le volte che parla della rivoluzione, è terrorizzato di dover abbandonare la sicurezza di questo mondo dove gode di certi privilegi ordinari, per un mondo dove potrebbe diventare qualsiasi cosa, un cattivo, un eroe, o semplicemente un uomo mediocre.

L’inquadrato vuole il sogno impossibile dello spettacolo, di consumare senza lavorare. Se ammette di lavorare, aggiungerà solamente che sta facendo qualcosa che gli piace, che lo rende diverso da tutti gli altri.
Le abitudini e gli interessi dell’inquadrato diventano gradualmente le abitudini e gli interessi di tutti i consumatori e lavoratori. L’inquadrato appare ovunque, esortandoci a dimenticare quello che facciamo durante la settimana per goderci meglio il weekend, o a cercare nuove possibilità per un’attività intelligente nei confini dello spettacolo. Una misura che ha permesso il successo dell’inquadrato è il modello di un sentimento crescente fra i lavoratori in generale, pensare di essere meglio degli altri. Chiunque altro è infelice. Gli occidentali pensano che gli Est-Europei siano in una condizione miserabile. Gli Italiani del Nord si sentono dispiaciuti dei paesani del Sud. Gli operai in fabbrica possono capire le proteste nelle miniere di carbone, gli alcolisti hanno pietà degli eroinomani.

L’intellettuale è un inquadrato che è fiero del suo lavoro. Vuole che sia visibile. L’intellettuale vuole far sapere al mondo che la sua attività, la produzione di ideologie, è lavoro, esattamente come fare macchine. Infatti, l’intellettuale fa uno passo in avanti. Se alcuni lavoratori minimizzano ciò che fanno per 40 ore a settimana, l’intellettuale si farà avanti come rappresentante del proletariato. Più il silenzio circonda il lavoratore nella sua alienazione, più l’intellettuale si sente obbligato a provvedere con riflessioni sociali significative. L’intellettuale è uno spettatore che non può sopportare di guardare lo spettacolo con le mani in mano, ha bisogno di scriverci qualcosa. Da tutto ciò si evince che l’inquadrato non sarebbe mai stato scoperto dalla sinistra, o da altre branche dell’ideologia modernista, perché la sinistra e i modernisti sono a loro volta inquadrati.

Invece, crea vocaboli speciali e nuove scienze che spiegano la sua impotenza ponendo 100 volte più domande di quante ne riesca a rispondere. I borghesi sanno che non avranno nulla di pratico da questo moderno eunuco, ma sanno anche di non essere in grado di risolvere i complessi problemi che li travolgono. Quindi continuano a sussidiare l’intellettuale, che se non fa nient’altro, dimostra i premi di un pensiero senza conseguenze.

Il brivido del rifiuto.
La sicurezza della sottomissione.
Il mondo dell’inquadrato è oltre la riforma.

Allo stesso tempo lo spettacolo incoraggia l’ordinario lavoratore a imitare l’inquadrato, gli vengono anche ricordate le sue differenze con l’inquadrato. Il lavoratore ordinario è il corpo dell’umanità, l’inquadrato ne è la mente, il lavoratore ordinario è grezzo, fisico e immediato. L’inquadrato è calcolatore, raffinato e riflessivo. Dopo la separazione in base alla razza, sesso e nazionalità sono minimizzate. La distinzione tra il lavoratore ordinario e l’inquadrato sarà l’ultima ad essere trasformata. L’esistenza di questa differenza rappresenta l’apparenza del progresso. Infatti, con questa differenza, è ancora possibile suggerire che la vita quotidiana del XIX secolo, rappresentata dal lavoratore ordinario, è qualitativamente diversa dalla vita quotidiana del XX secolo, come rappresentato dall’inquadrato.

“La Nuova Rivolta”

In Sud Africa e in Italia, da Hong Kong a Città del Messico, una nuova generazione di ribelli cresce, educata nelle moderne forme di alienazione. Questi radicali sanno poco del letargo e della rassegnazione dei movimenti nati a seguito della seconda guerra mondiale. Questo gruppo è parte di una generazione per cui la ribellione è sempre stata un modo di vivere fin dai loro primissimi anni, che non ha mai conosciuto un’esistenza normale. Loro non pensano alla rivolta come una decisione politica o economica, ma piuttosto come una risposta necessaria ed inevitabile alle costrizioni imposte dal potere. Perché non avevano altra scelta, hanno cominciato a inventare nuove forme di contestazione, appropriate alla domanda di guerra totale allo spettacolo. Le forme tradizionali di organizzazione e armi da combattimento sono conosciute dal potere e sono vulnerabili alle armi che lo Stato possiede.

La nuova rivolta potrebbe apparire in un regime totalitario come Sud Africa o Cina, dove lo stato ha soppresso tutte le organizzazioni all’opposizione, potrebbe allo stesso modo apparire in nazioni moderne come l’Italia, dove il mercato è sommerso di modelli di falsa coscienza. Questa universalità è difficile da comprendere per coloro che vedono il mondo in termini tradizionali, determinati solamente da livello di sviluppo materiale. Come la società dello spettacolo è la prima vera forma di dominazione globale, i nuovi ribelli fanno parte della Prima Opposizione Mondiale, basata su un singolo onnicomprensivo progetto radicale.

La rivolta di Soweto del 1976, colse tutti di sorpresa. La rivolta incominciò con un problema che spaventò lo Stato precisamente perché era moderno. Gli studenti della Soweto High School rigettarono i tentativi dello Stato di colonizzare la comunicazione quotidiana con il linguaggio Boer. E così facendo, gli studenti hanno tagliato tutta la spazzatura liberale sul sottosviluppo dei neri in Sud Africa. I bambini di Soweto, come divennero noti, dimostrarono immediatamente la loro maturità. Attaccarono con altrettanto vigore, le istituzioni dello Stato, le cosiddette forze progressiste, che cercavano di rappresentarli. Si rifiutarono di mostrare rispetto verso la proprietà privata. Non permisero ai leader di controllare le loro azioni. Si rifiutarono di dialogare con il potere. Non si imposero altri obiettivi al di fuori dell’emancipazione totale.

La definizione e la comunicazione delle nuove lotte sono al centro del conflitto di classe moderno. Il rifiuto attivo dei tentativi di categorizzazione da parte del potere e la reinvenzione di un linguaggio di rivolta, che è necessariamente incomprensibile allo Stato, assicura una chiara e sempre crescente polarizzazione tra forze pro e contro lo spettacolo. Niente confonde e fa infuriare il potere più del rifiuto di riconoscere la sua autorità.

La nuova rivolta non esclude quasi nessuno. Ovviamente, alcuni sono casi persi. Per esempio, non è possibile mostrare ai governanti l’entità del loro delirio, ma è necessario tenere conto dell’amarezza di certi servi del potere, che sono imprigionati in ruoli che stordiscono e umiliano. Tuttavia, l’indulgenza ha i suoi limiti. Se, nonostante tutto, queste persone persistono nel mettere la coscienza sporca e la loro amarezza al servizio del potere, creando un meccanismo di condizionamento per colonizzare la propria vita, se scelgono il potere è perché il potere li ha già scelti, allora peccato.

Queste idee sono nella testa di tutti.

Postfazione

Call it Sleep è il primo lavoro visivo negli Stati Uniti che fa uso della tecnica situazionista del détournement, cioè la svalutazione e il riuso della produzione culturale presente e passata per formare superiori unità teoriche e pratiche.
Il film fu completato nel Maggio 1982, finanziato solamente dai suoi autori Isaac Cronin e Terrel Seltzer. Il materiale utilizzato proveniva dagli ambiti comunicativi predominanti, come la televisione dell’epoca, e lo scopo era dare ad immagini familiari delle connotazioni negative (sopratutto se legate a messaggi di rivolta) ed inoltre dimostrare che queste tecniche di sovversione potevano essere utilizzate da chiunque per diffondere idee radicali.

 

Il film è visionabile a questo link.