Sulla povertà sessuale

Posted: Agosto 16th, 2020 | Author: | Filed under: Sessualità | Commenti disabilitati su Sulla povertà sessuale

Una società basata sulla centralizzazione del potere e sugli scambi economici impoverisce ogni aspetto della vita, anche i più intimi. Si sente parlare spesso e volentieri di emancipazione delle donne, degli omosessuali e della sessualità in generale nei circoli anarchici.

Se da una parte non sono rare le analisi del dominio maschile, del patriarcato e dell’eterosessismo, dall’altra il fenomeno dell’impoverimento della sessualità è per lo più ignorato, mentre il dibattito sull’espressione della sessualità è incentrato principalmente sul tema delle dinamiche relazionali, in particolare monogamia, non-monogamie e poliamore. Questa restrizione del dibattito, a parer mio, evidenzia di per sé l’impoverimento della sessualità nella nostra società; è un “limitiamoci a discutere di questi approcci alle relazioni, senza mettere in discussione la qualità stessa delle relazioni”.

Numerosi fattori contribuiscono al fenomeno a cui stiamo assistendo: studiandone le origini, dobbiamo senz’altro considerare il ruolo chiave che giocano le strutture sociali di stampo patriarcale e le istituzioni del matrimonio e della famiglia. Attualmente però, almeno qui nel cosiddetto Occidente, osserviamo un notevole declino delle suddette strutture, in atto ormai da decenni. Eppure non si osserva lo stesso per quanto riguarda l’impoverimento della sessualità. Al massimo, è diventato ancora più presente e percepito disperatamente. Lo stesso processo che ha portato all’indebolimento ed alla progressiva disintegrazione della famiglia è la stessa cosa che causa l’impoverimento sessuale: il processo della mercificazione. La mercificazione della sessualità è senz’altro vecchia quanto la prostituzione (e quindi quasi quanto la civilizzazione stessa), ma negli ultimi cinquant’anni, la pubblicità e i media hanno mercificato ogni concezione di sessualità. La pubblicità ci offre un carisma sexy, che crea una passione spontanea tramite deodoranti, dentifrici, profumi e automobili. I film e gli spettacoli in TV ci vendono immagini di quanto sia facile portarsi a letto persone bellissime. Ovviamente, se si è bellissimi e carismatici già da sé – ed è così che i deodoranti, i profumi, le palestre, le diete e i gel per capelli vendono. Ci viene insegnato di desiderare immagini plastiche di “bellezza” che sono irraggiungibili perché sono ampiamente fittizie. Questa creazione di desideri irrealizzabili e artificiali serve perfettamente le necessità del capitale, perché garantisce una insoddisfazione subconscia sulla quale si può far presa per far continuare a comprare alla gente nel tentativo disperato di alleviare il loro desiderio.

La mercificazione della sessualità ha portato ad una sorta di “liberazione” nello schema delle relazioni di mercato. Non solo capita spesso di vedere relazioni sessuali tra persone non sposate sul grande schermo, ma progressivamente anche l’omosessualità, la bisessualità e addirittura un certo livello di kink stanno raggiungendo il grado di accettabilità. Ovviamente, in un modo che favorisca i bisogni del mercato. Infatti, queste pratiche vengono trasformate in identità a cui ognuno si conforma più o meno strettamente. In questo modo, cominciano a richiedere molto di più della pratica di atti sessuali specifici. Un intero “lifestyle” viene associato ad esse, coinvolgendo conformità, prevedibilità, posti specifici in cui andare, prodotti specifici da comprare. Così le sottoculture gay, lesbiche, bisessuali, leather, s/m e b/d si sviluppano come obiettivi di mercato al di fuori dei contesti della famiglia tradizionale e generazionali.
Infatti, la mercificazione della sessualità pone tutte le forme di pratica sessuale in un contesto di prodotti da vendere ad un prezzo. Nel supermercato sessuale, tutti cercano di vendersi al miglior offerente cercando allo stesso tempo di comprare chi li attrae al minor prezzo. Di conseguenza, la sessualità viene associata alla conquista, alla competizione, alla lotta per il potere. Allo stesso modo, nascono i giochi assurdi per spingere l’altra persona a fare sesso. Un’altra conseguenza è la possessività che si sviluppa spesso nelle relazioni di “amore” in corso – dopotutto, sotto il regime di mercato, non si possiede ciò che si ha comprato? In questo contesto, l’atto sessuale stesso tende ad assumere una forma più misurata e quantificabile per portare avanti questa mercificazione. Nel contesto della società capitalista non è una sorpresa che la “liberazione” della franchezza sessuale voglia dire prevalentemente un aumento della discussione delle meccaniche del sesso. La gioia dell’atto sessuale è ridotta non solo al piacere fisico, ma più specificamente all’orgasmo, ed il discorso sessuale si focalizza intorno alle meccaniche per raggiungere più efficacemente l’orgasmo. Non voglio essere frainteso. Un orgasmo estatico è una cosa meravigliosa. Ma centrare un incontro sessuale sul raggiungere l’orgasmo porta a perdere il contatto con la gioia di perdersi nell’altro qui ed ora. Piuttosto che essere un’immersione nell’altro, il sesso centrato sul raggiungimento dell’orgasmo diventa un’attività orientata ad un obiettivo futuro, una manipolazione di certi meccanismi per raggiungere un fine. Per come la vedo, questo trasforma tutto il sesso in un’attività masturbatoria – due persone che si usano a vicenda per raggiungere un fine desiderato, scambiando (nel senso più strettamente economico) piacere senza dare nulla di sé all’altro.

Questo è il contesto sociale della sessualità in cui viviamo. In questo contesto ci sono molti altri fattori che rafforzano l’impoverimento della sessualità. Il capitalismo necessita di movimenti di liberazione parziale di tutti i tipi sia per recuperare la rivolta che per esportare il dominio invalidante del mercato in sempre più aspetti della vita. Dunque il capitalismo ha bisogno del femminismo, dei movimenti di liberazione nazionali e razziali, della liberazione gay, e sì, anche della liberazione sessuale. Ma il capitalismo non cambia immediatamente i vecchi modi del dominio e dello sfruttamento, e non solo perché è un sistema lento e macchinoso. Le lotte di liberazione parziale mantengono il loro uso recuperativo proprio continuando ad avere la vecchia oppressione come controparte per prevenire che coloro coinvolti nella lotta di liberazione vedano la miseria della loro “liberazione” all’interno dell’ordine sociale presente. Quindi se il puritanesimo e l’oppressione sessuale fossero stati veramente sradicati all’interno del capitalismo, la povertà dei sex shop apparentemente più femministi sarebbe ovvia.

Così il puritanesimo continua ad esistere, e non solo come un antiquato rimasuglio del passato. Questo diventa manifesto in modi ovvi, come la continua pressione a sposarsi (o perlomeno a stabilire un’identità come coppia) e avere una famiglia. Ma si manifesta in modi che la maggior parte della gente non nota, perché non ha mai considerato altre possibilità. L’adolescenza è il periodo in cui le pulsioni sessuali sono più forti a causa dei cambiamenti che il corpo sta subendo. In una società sana, mi sembra che gli adolescenti dovrebbero avere ogni opportunità di esplorare i propri desideri senza paura o censura, ma piuttosto con l’apertura ed il consiglio, se lo desiderano, degli adulti. Mentre l’intensa sessualità degli adolescenti è chiaramente riconosciuta (quanto humour in TV e nel cinema è basato sull’intensità di questo desiderio e la quasi impossibilità di esplorarlo in modo libero e aperto?) in questa società, invece di creare i mezzi per permettere di esplorare questi desideri liberamente, la nostra società li censura, inneggiando all’astinenza, obbligando gli adolescenti a ignorare tali desideri, a limitarsi alla masturbazione o ad accettare le sveltine in situazioni di alta pressione e in ambienti scomodi per evitare di essere scoperti. Risulta difficile non chiedersi come un qualsiasi tipo di sessualità salubre possa svilupparsi da condizioni di questo tipo.

Poiché l’unico tipo di “liberazione” sessuale utile al capitalismo è una che continui ad essere fondata nella scarsità sessuale, viene usato ogni strumento per mantenere la repressione sessuale nel mezzo della liberazione fittizia. Dato che le vecchie giustificazioni religiose per la repressione sessuale non fanno più presa per grandi porzioni della popolazione, una paura materiale del sesso fa ora da catalizzatore per un ambiente sessuale repressivo. Questa paura è promossa principalmente su due fronti. Innanzitutto, c’è la paura del predatore sessuale. L’abuso minorile, lo stalking sessuale e lo stupro sono occorrenze profondamente reali, ma i media esagerano la realtà con resoconti luridi, esagerazioni e speculazioni. La gestione di questi problemi da parte delle autorità e dei media non sono chiaramente incentrati sui problemi reali, ma sulla promozione di una paura specifica. In realtà, le occorrenze di violenza non sessuale contro bambini e donne (e mi sto riferendo specificamente agli atti violenti basati sul fatto che le vittime sono donne o bambini) sono molto più frequenti degli atti di violenza sessuale, ma il sesso è stato investito da un forte valore sociale che da agli atti di violenza sessuale un’immagine spaventosa.* Allo stesso tempo la paura promossa dai media in relazione a questi atti aiuta a rinforzare una generale attitudine sociale che necessita di essere repressa o perlomeno controllata pubblicamente. In secondo luogo, c’è la paura delle malattie sessualmente trasmissibili ed in particolare dell’AIDS. Infatti, per l’inizio degli anni ‘80 la paura delle malattie sessuali aveva ampiamente smesso di funzionare come deterrente contro il sesso. La maggior parte delle malattie sessuali possono venir curate abbastanza facilmente, e la maggior parte delle persone attente già erano a conoscenza dell’utilità dei preservativi a prevenire la diffusione della gonorrea, della sifilide e di molte altre malattie. Poi è stato scoperto l’AIDS. C’è tanto che può essere detto sull’AIDS, molte domande che possono essere poste, molti affari loschi (nel senso più letterale del termine) in relazione a questo fenomeno, ma per restare nel tema della mia trattazione presente, ha provveduto a fornire una base per usare le malattie sessuali ancora una volta per promuovere l’astinenza sessuale o, perlomeno, incontri sessuali più sterili, meno spontanei e meno lassi.

Nel mezzo di un ambiente sessuale così profondamente distorto, un altro fattore che sembra inevitabile si sviluppa: la tendenza ad aggrapparsi disperatamente a coloro con cui abbiamo avuto una connessione, per quanto impoverita. La paura di rimanere soli, senza unx compagnx, ci porta ad aggrapparci ad un “amante” che abbiamo smesso di amare veramente. Anche quando il sesso continua ad esserci in queste relazioni, tende ad essere puramente meccanico e ritualistico, certamente non un momento di abbandono nell’altro.

Sicuramente ci sono coloro che sentono di non poter orientarsi in questo clima triste e impoverito, questo ambiente indigente di relazioni artificiali e dominate dalla paura. Non è la mancanza di desiderio che li costringe alla “astinenza”, ma la riluttanza a vendersi ed il disperato bisogno della possibilità di incontri sessuali realmente carichi d’amore. Spesso si tratta di individui che, in passato, si sono messi in gioco per cercare incontri erotici intensi e passionali, per poi venir scartati come una merce inferiore. Loro puntavano su di sé, mentre gli altri compravano e vendevano, ed hanno perso così la voglia di continuare a scommettere su sé stessi.

In ogni caso, stiamo vivendo in una società che impoverisce tutto quello che tocca, e quindi anche il sessuale. La liberazione sessuale – nel senso reale, cioè la liberazione di esplorare la pienezza dell’abbandono erotico in un’altra persona (o altre) – non può mai venir realizzata pienamente in questa società, perché questa società necessita di incontri sessuali impoveriti e mercificati, così come richiede che ogni interazione venga mercificata, misurata, calcolata. Quindi gli incontri sessuali liberi, così come ogni libero incontro, possono solo avvenire al di fuori di questa società. Ma non è questa una difesa della disperazione (la disperazione, d’altronde, non è altro che l’altra faccia della speranza), ma piuttosto per l’esplorazione sovversiva. I reami dell’amore sono vasti, e ci sono infiniti sentieri da esplorare. La tendenza degli anarchici (perlomeno negli Stati Uniti) di ridurre le questioni della liberazione sessuale alle meccaniche relazionali (monogamia, non-monogamia, poliamore, “promiscuità”, etc) deve essere superata. La libera espressione sessuale ha posto per tutto questo e tanto altro. Infatti, la ricchezza della sessualità non ha niente a che fare con i meccanismi (sia delle relazioni che degli orgasmi) o la quantità (il capitalismo ha dimostrato da tempo che sempre più letame efficiente puzza comunque di merda). Piuttosto si trova nel riconoscimento che la soddisfazione sessuale non è solo una questione di piacere come tale, ma specificamente del piacere che si sprigiona dall’incontro vero, l’unione dei desideri e dei corpi, e l’armonia, il piacere e l’estasi che nasce da questo. Sotto questa luce, è chiaro che dobbiamo ricercare i nostri incontri sessuali come facciamo in tutte le nostre relazioni, in totale opposizione a questa società, non a partire da un senso di dovere rivoluzionario, ma perché è l’unico modo possibile per avere relazioni sessuali piene, ricche, disinibite, in cui l’amore cessi di essere una disperata dipendenza reciproca e diventi invece una progressiva esplorazione dell’ignoto.

* Il problema molto importante dell’ideologia dell’innocenza infantile – un’ideologia che serve solo a mantenere i bambini al loro posto in questa società – riguarda anche questo. Ma quello richiederebbe un articolo a parte solo per cominciare a discutere dell’argomento.

Tradotto da Willful Disobedience di Wolfi Landstreicher